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É EROS?

di Massimiliano Reggiani

“È EROS?” la bipersonale con Caterina Vitellozzi nell’atelier di Palazzo Taverna per Rome Art Week diventa una riflessione fra l’estetica dell’Artista e il pensiero del filosofo sudcoreano naturalizzato tedesco Byung-Chul Han docente di Teoria della cultura alla Universität der Künste di Berlino.
“L’Eros strappa il soggetto da sé stesso e lo volge verso l’Altro …” scrive il Filosofo in “Eros in agonia” mentre analizza nel proprio pensiero i tanti vicoli ciechi percorsi da un mondo globalizzato, dedito a uno sviluppo esponenziale e privo del giusto equilibrio tra spinta alla produzione e limitatezza delle risorse.
“Questa dimensione – spiega l’Artista – genera un narcisismo diffuso dove ognuno riconosce solo sé stesso, attraverso un rispecchiarsi continuo che conferma puntualmente il proprio ego. Come ritrovare questa energia, l’Eros, il desiderio vitale che da sempre spinge l’uomo ad aprirsi, verso l’ignoto del mondo?”

Per Caterina Vitellozzi una delle possibili risposte ai timori espressi da Byung-Chul Han è la propria arte, fatta di materia, pluralità delle fonti, attenzione profonda per tutto ciò che è intrinseco e può essere portato alla luce, non per rappresentare ma per svelare il dono che ogni essere o cosa si porta dentro.
Il percorso formativo di Caterina Vitellozzi è un continuo viaggiare nei meandri culturali dell’intera umanità: si trasferisce in Cina, nella Repubblica Popolare, per studiare una lingua che trova nel segno e quindi nella forma grafica la capacità di trasformarsi in linguaggio. Affascinata dagli ideogrammi diventa sinologa ma parallelamente studia arte e sceglie una tecnica apparentemente secondaria, sicuramente lontana dai mezzi espressivi del contemporaneo: il mosaico.
A Ravenna, in quei lembi di classicità ancora rimasti vivi nell’alto Adriatico, si appropria della manualità, della tradizione, del fare operoso e consapevole presso lo storico Gruppo Mosaicisti. Cerca una continuità con la scuola veneziana, si confronta col mondo bizantino: entra nella storia dell’arte per tornare da ogni viaggio con una nuova sensibilità, una maggiore certezza: il mosaico non è solo pittura preservata dall’erosione del tempo, è possibilità creativa, meccanismo di conoscenza, incontro con la materia.

L’uso del mosaico irrompe nella vita di Caterina Vitellozzi e diventa per lei non mezzo ma potenziale espressivo. La sua sensibilità, che ha un orizzonte molto più ampio della tradizionale divisione fra arti maggiori e decorative, le permette di guardare alla tecnica ed espanderla: le sue tessere costruiscono improvvisamente la terza dimensione, catturano la luce per creare ombra e volume, accolgono materiali di ogni genere e rifuggono dalla mera rappresentazione.
La pasta vitrea (gli smalti veneziani), i marmi e l’oro, il vetro e le pietre, i rami d’albero e il cemento, l’asfalto slabbrato e gli scarti di fonderia sono sillabe e parole per la sua voce artistica: Caterina Vitellozzi apre il proprio spirito creativo rivolgendosi alla materia grezza dell’universo. Raccoglie frammenti per la loro capacità catalizzatrice, per la forza intrinseca che la materia possiede di relazionarsi con il tatto e lo sguardo, con le lame di luce, con i reticoli del buio e del silenzio.
Il tronco d’albero possiede una propria aspirazione alla luce e alla verticalità: è il retaggio della vita vissuta, prima di cadere sotto le cesoie affilate del grande potatore. Scegliere un ramo, un frammento di natura che ha smesso di danzare nel ritmo del vento è un gesto carico di sacralità, è un commiato rispettoso consapevole di non vedere più una gemma da quella forma che cercava il cielo.

“È EROS?” si chiede la mostra. Sicuramente sì, è l’afflato che dovrebbe legarci in ogni momento all’evidente bellezza del nostro ambiente fisico. Guardare oltre la materialità delle cose, cercare la percezione che sconvolge, ingarbuglia, stupisce e infine libera il nostro sguardo assopito. Un sasso, ciottolo levigato dal fiume e dalle onde è fredda lontananza, quindi cielo, profondità, infinito. Il catrame è materia, informe e accogliente, l’oro un dolore che si raggruma in uno specchio di luce. Lo smalto e il vetro spezzato sono frammenti di emozioni, di calore o di freschezza. Il mondo si trasforma e splende nella mente: non è paesaggio ma fisica e sorprendente evocazione.

É EROS?.

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Hunica #5: Caterina Vitellozzi

di Fabio Sindici

La materia conta. Nella storia dell’arte si è spesso trasformata da superficie, bozzolo e medium a vera ossessione. Basti pensare al rapporto di Michelangelo Buonarroti per il marmo, una battaglia titanica ed erotica insieme; oppure, cinque secoli più tardi, alla predilezione del land artist inglese Richard Long per il fango lasciato dalle maree del fiume Avon nel porto di Bristol, dove è nato, una sorta di fluido cordone ombelicale reimpiegato in una frenesia neo-espressionista astratta. Entrambi gli artisti hanno usato altre tecniche, l’affresco per Michelangelo, i cerchi di pietra per Long, solo per citare gli esempi più noti. Ma il sentimento, pur nei capolavori che sono venuti, si percepisce diverso.

Per alcuni artisti, la materia è prima. Gli oggetti raccolti da Robert Rauschenberg a New York hanno il sentore delle strade della metropoli. Il celotex alla fiamma di Alberto Burri ha un odore “concettuale” (e i sacchi, naturalmente, e i cretti). I fili tessuti di Maria Lai trascinano millenni di lavoro femminile. I sassi raccolti e tagliati come forme di pane dall’ucraina Zhanna Kadyrova durante la fuga da Kyiv nella prima fase dell’invasione russa passano da esperienza vissuta a messaggio universale (chiuso nella bottiglia dell’arte), così come i suoi vestiti di piastrelle mimetizzati su pareti di uguali piastrelle paiono evocare, dalla materia, ombre e orme umane. A volte, la materia è traslata in maniera quasi atroce, si può ricordare il quarto di bue scuoiato, sanguinante e marcescente, tenuto nel suo piccolo studio per giorni dall’artista Chaim Soutine. Ne dipinse quattro versioni. I vicini chiamarono la polizia per il cattivo odore, si racconta.

A volte però, l’ossessione è ludica, come succede alle materie plasmate in opere d’arte da Luciana Dos Santos Pretta, Caterina Vitellozzi e Luca Theodoli che espongono fianco a fianco, o meglio, stanza a stanza, negli spazi di Hunica, a Roma…

Caterina Vitellozzi, romana con fughe a Londra e in Cina, è una rarità: una delle poche donne a lavorare il mosaico. E lo fa in maniera insolita. Rendendo visibile la materia, anziché nasconderla nel disegno (come accade nei micromosaici, per esempio). Di più: la rende organica, inserendo nelle grosse tessere sbozzate, canne di bambù e rami di alberi. Come a far respirare la pietra dei pannelli. I suoi vulcani sembrano voler eruttare colore. I suoi tasselli di mosaico fanno pensare a pelli di animali estinti e fantastici.

Rip Through Reality.

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Leggerezza

Leggera, agile e veloce – così mi definiscono.
Mi muovo sulla Terra, volo nel Cielo e nuoto nel Mare.
Libera perché sono anti-gravità.

Oltre l’oscurità, grazie alla luce della Natura.
Oltre la materia, grazie al movimento.
Creata e nutrita dal pulviscolo salvifico dell’Arte.

Distendo il peso della pietra,
ogni tessera è morbida protezione.
Allevio la pesantezza del vivere,
l’esistenza è sensibilità cangiante.

Il divenire luminoso
si libera ogni volta.
E lo slancio spontaneo
si rinnova e va oltre.

Mi chiamo Leggerezza.

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Every day is a new colour – Celebrating the great energy of colours 365 days a year

Special thanks to TAGREE, the online magazine for Photography and Art – please read: Impressive findings: Botanica – every day is a new colour by Caterina Vitellozzi.

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9 Haiku per Mosaic on Skin
di Valerio Carbone

1.
La pelle conosce
molto prima del cuore.
Perché la luce è solo calore.

2.
Il senso del limite
quello che sento
sei tu, dall’altra parte.

3.
Stracciano il confine
le mani
fra me e quello che voglio.

4.
Mi muovo piano
con tatto
con tutto, con tutti. Con te.

5.
Contrasto di senso:
io e te
avvolti, in silenzio.

6.
Anima e corpo,
ma quale illusione?
Je suis percezione!

7.
Protegge la forma
Il limite esterno
di un cuore tenace.

8.
Il senso del gesto
rimane nascosto
anche all’occhio più attento

9.
Di pelle un involucro:
contiene la carne
che gronda parole.

Mosaic on skinabout slider2
A Piazza Navona, l’imperdibile bolla della vita dell’artista Caterina Vitellozzi

di Patrizia Caiffa
Un varco si apre tra i tavolini dei bar pieni di turisti allegri e vocianti, nella bellezza maestosa e settembrina di Piazza Navona. Loro non lo sanno, ma quella piccola porta accanto a cui sono seduti è la casa del Vignola, matematico, architetto e umanista del ‘500. Pochi passi, e al centro del cortile ad archi che sorreggono l’imponenza dei palazzi barocchi romani, si staglia una creatura nuova, magica, soprannaturale e leggera.
Una trasparente bolla d’aria gigante contiene un gioco di rafie e mosaici giallo, rosso, oro e all’esterno una coda di rafia sugli stessi toni, che potrebbe svolazzare al vento. Piove piano, e la bolla si cosparge di minuscole gocce d’acqua che le danno un colore autunnale. Chissà, con il sole, come splenderà.
E’ “Life bubble”, l’installazione artistica dell’artista visiva Caterina Vitellozzi, che dal 10 settembre e fino al 12 ottobre è possibile visitare tutti giorni (dalle 11 alle 20) al Cortile del Vignola a Piazza Navona 45.
L’artista romana è maestra impareggiabile nell’uso del mosaico nell’arte contemporanea. Attinge alla tradizione ravennate per reinventare forme d’arte innovative e sempre ricche di emozioni, passione, colori che evocano l’Oriente e il Sud, mischiando le tessere del mosaico con elementi naturali come legno e pietre o materiali prodotti dall’uomo come il cemento.
Stavolta si è cimentata in una impresa originale e ambiziosa, quella di creare la vita dentro una bolla.
“Per me è un ambiente vitale, ricco di ossigeno e di luce, dove regna l’armonia e l’operosità, dove generare e rigenerarsi – spiega Caterina Vitellozzi -. Penso che ognuno di noi abbia la propria life bubble che nutre e protegge con cura e che prima o poi vuole condividere con gli altri.”
“Qui qualcosa prende forma – commenta il curatore della mostra Giuseppe Ussani d’Escobar – creatura vegetale o animale? Forse un seme si è depositato, ed ora le infinite radici che hanno preso consistenza, pretendono di uscire dalla sfera? Un arcobaleno di colori proviene dalla bolla a seconda del cadere della luce, l’alchimia dei colori destinata a toccare l’anima”.
E l’anima, al primo sguardo, è stupita ed ammaliata da questa creatura che nasce in quello che può essere un utero materno o anche una visione fantastica nella sfera di cristallo di una maga. Si è sorpresi dall’ampiezza della sua presenza e da una moderna e mobile emozione giallo-oro che contrasta con la serena e sicura bellezza statica del cortile cinquecentesco.
Per i romani che vogliono scoprire una bellezza in più nella loro amata e odiata città. Per i turisti che la intercetteranno per caso. L’imperdibile bolla della vita.

Invito Life Bubble.

At Piazza Navona in Rome, the must-see bubble of life by artist Caterina Vitellozzi
In the majestic beauty of Piazza Navona, a narrow passage opens up between the bar tables full of happy and noisy tourists. It leads to a small door, entrance to the home of Vignola, Renaissance mathematician, architect and humanist. A few steps from the tourists, in the centre of a courtyard surrounded by arches that support the grandeur of Roman Baroque buildings, stands a new magical, supernatural and light creature. It is a giant transparent bubble…[toggle title=”Continued”] containing raffia and a mosaic composition of yellow, red, and gold. From the bubble emerges a raffia tail of the same colours, a tail that could flutter in the wind. It’s raining gently and tiny drops of water are sprinkled over the bubble, giving it an autumnal colour. Who knows how it will shine in the sun? This is Life Bubble, an installation by the visual artist Caterina Vitellozzi, displayed in the courtyard of Vignola in Piazza Navona from September 10th to October 12th (in Piazza Navona 45 from 11 a.m. to 8 p.m.). Vitellozzi, a Roman artist, is a master in the use of mosaic in contemporary art. She draws upon Ravenna’s tradition of mosaicism, reinventing innovative art forms, always full of excitement, passion and colours, evoking the east and the south, mixing mosaic tesserae with natural elements like wood and stone, or man-made materials such as concrete. This time she has ventured into an original and ambitious challenge: to create life inside a bubble. “For me it is a vital environment, rich in oxygen and light, where harmony and creativity reign, a place for generation and regeneration,” says Caterina Vitellozzi. “Everyone has their own Life Bubble that nourishes and protects with care, and sooner or later would like to share it with others.” “There’s something taking shape here,” adds Giuseppe Ussani d’Escobar, the exhibition curator. “A vegetable or a creature? Perhaps a seed was sown, and infinite roots have taken form and are attempting to get out of the sphere? A rainbow of colours comes from the bubble, and depending on how the light falls, it creates an alchemy of colour designed to touch the soul.” And the soul, at first glance, is amazed and mesmerised by this creature that was born in what can be interpreted as a mother’s womb, or even a fantastic vision in a magician’s crystal ball. We are surprised by the size of its presence and by the modern and mobile golden yellow feeling that contrasts with the serene and static beauty of the sixteenth-century courtyard. It is for Romans, who want to discover a beauty in their most loved and hated city. And for tourists, who would have the chance to meet it. The must-see bubble of life.

Life Bubble.giallo1

Caloredentro – Giallo 

di Francesca Pietracci

Il giallo rappresenta la felicità, accettare le sfide con intelligenza e sensibilità. L’oro e la paglia, il mosaico e le sue onde, fanno pensare ad un campo di grano visto dall’alto di una fotografia aerea, con zone vetrificate dal sole accecante, con globi che spuntano nel mezzo. Che si tratti di oggi o di milioni di anni fa, tutto parla di luce, di raggi catturati dalla terra, pianeta visto come se fosse un essere antropomorfo che prima si nutre di energia e che poi la restituisce agli umani.

Yellow 
Yellow represents happiness and accepting challenges withintelligence and sensitivity.
Gold and straw, mosaic and its waves, suggest a cornfield viewed from an aerial photograph, with glazed areas from the blinding sun, with globes that pop up in the middle. Whether today or millions of years ago, everything speaks of light rays captured by the earth, the planet seen as if it were an anthropomorphic being that feeds on the energy first and then returns it to humans.

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Big Bang Era 

di Francesca Pietracci

Partendo da una prima suggestione legata agli antichi e sfavillanti mosaici bizantini, l’installazione di Caterina Vitellozzi ci trasporta in una rappresentazione del primordiale Big Bang, un viaggio attraverso il tempo e lo spazio ricco di implicazioni e di riferimenti al momento storico in cui viviamo… [toggle title=”Continua”] La grande sfera centrale fa pensare all’Era di Planck, ovvero a quel nucleo in cui tutta la Materia-Energia cosmica doveva essere concentrata e fusa in un’unica strana entità insieme allo Spazio e al Tempo. L’esplosione di questo nucleo diede origine al primo secondo di esistenza dell’Universo e da lì tutto ebbe origine. L’esplosione generò frammenti ricchi di materia e di luce, elementi del suo lavoro che simboleggiano i processi di nascita, crescita e trasformazione. E da qui prende spunto la sua riflessione sulla necessità di un nuovo simbolico Big Bang capace di ridare al nostro pianeta una rinnovata energia. Come afferma l’artista, si dovrebbe pensare anche ad un’esplosione emotiva, capace di far emergere le energie nascoste, represse o inespresse di ogni persona.

In questo consiste anche il suo lavoro manuale di rompere la materia e trasformarla in tessere, in elementi che daranno vita a nuovi sistemi in cui forme e significati si fondono, seguendo linee dettate dallo sprigionarsi di nuove energie e di nuove riflessioni. Il suo atto fisico è strettamente connesso alla sfera meditativa, i suoi processi mentali si materializzano nelle opere attraverso un fluire filamentoso di linee cromatiche, come colature di lava incandescente che accostano il buio alla luce, la brillantezza all’opacità, la trasparenza all’impenetrabilità. I suoi anni vissuti in Cina, e la sua esperienza dell’Oriente, emergono chiaramente dal suo lavoro. In modo particolare risalta la sua capacità di dare vita a forme astratte percorribili dalla mente di chi osserva come un vero e proprio itinerario. Le sue sono forme morbide e fluenti, una sorta di visualizzazione dei flussi energetici generati dai nostri organi interni, sentieri sotterranei che vengono allo scoperto e verso i quali si prova una misteriosa consonanza.

Big Bang Era 
Starting from her early fascination with ancient and shining Byzantine mosaics, Caterina Vitellozzi’s installation takes us to a representation of the primordial Big Bang, a journey across time and space, which is rich in implications and references to the historical period we are living in now… [toggle title=”Continued”] The large central sphere reminds us of the Planck Era, that is to say the nucleus where all cosmic Matter-Energy was concentrated and fused into a single strange entity together with Space and Time. The explosion of this nucleus gave rise to the first second of the existence of the Universe. Everything originated from there. The explosion generated fragments rich in matter and light; these are elements of her work symbolizing the processes of birth, growth and transformation. This is the source of her inspiration for a consideration of the need for a new symbolic Big Bang, one which could again give our planet renewed energy. As the artist says, we should also think about an emotional explosion, from which may emerge the hidden, suppressed or unexpressed energies of every individual.

This is linked to the methods of her manual work: cutting the materials and transforming them into tesserae, into the elements that will give birth to new systems where shapes and meanings merge into one another, following lines suggested by new energies and new reflections. This physical act is inextricably linked to the meditation sphere, her mental processes take shape in her works through a flowing thread of chromatic lines, just as red-hot lava flows match darkness to light, brightness to opacity, transparency to inscrutability. Her years spent living in China and her experience of the East clearly emerge in her works. What particularly stands out is her ability to generate abstract forms which nevertheless offer viewers mental access to an authentic journey. Her shapes are soft and flowing, a kind of visualization of the energy flows generated by our internal organs, underground pathways coming out into the open and with which we feel a mysterious resonance.

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Incomparabile Natura 

di Cristina Guerra

Eccelsa, grandiosa, soave per i grandi poeti ma anche violata e oltraggiata dalla stessa razza che un attimo prima la celebrava, Madre Natura ha instaurato con l’uomo un rapporto carico di conflitti e ataviche incomprensioni. Come ogni rapporto filiale è caratterizzato da un continuo avvicendarsi di amore e odio, di serenità e tragedia. L’impeto furioso di questo rapporto controverso è contenuto…
[toggle title=”Continua”] nelle opere di Caterina Vitellozzi, dove il linguaggio musivo, facendosi carico di secoli di storia e tradizioni, cerca tematiche nuove e attuali per esprimere una poetica legata al vivere contemporaneo. La catastrofe ecologica che vede come protagonista le acque del Golfo del Messico è solo la punta dell’iceberg di una serie di scempi che l’uomo continua a perpetrare nei confronti della Terra che lo ospita. La precaria situazione in cui versa il nostro pianeta è stata definita irreversibile da numerosi studiosi e scienziati. Cosa possiamo fare?
Le opere di Caterina Vitellozzi non trovano soluzioni, piuttosto cercano di suggerire la strada da percorrere per ritrovare equilibrio, senso, energia. Ridonando vita e dignità a pezzi di Natura ritrovata, l’artista ripesca dall’oblio di un destino sicuramente misero e anonimo stralci di esistenze remote, nodosi reperti di epoche passate, stratificazioni di elementi appartenuti a tante ere differenti. L’intento è quello di attirare l’attenzione sulle bellezze che ci circondano, troppo spesso sprecate, rovinate dall’incuria e dall’incapacità che ha l’essere umano di dare il giusto valore a ciò che gli viene donato spontaneamente.
L’artista romana raccoglie pietre, rocce, rami d’albero incontrati casualmente sulla spiaggia, nelle campagne e ovunque vengano abbandonati e buttati, per poi inserirli nelle composizioni musive da lei create, costruendo così intorno a ogni soggetto un altare di colori e lucente splendore. Gli andamenti formati dalle tessere di varie dimensioni, abilmente incastonate, ricordano scorci tratti dalla Natura come erba, lava, fiumi, montagne ma sono anche flussi astratti che scorrono liberamente fino a raggiungere il perimetro dell’opera.
È a partire dai primi del ‘900 che il mosaico, sulla scia delle avanguardie artistiche e delle grandi trasformazioni di quegli anni, rompe con la tradizione per trasformarsi in un linguaggio più in linea con il gusto contemporaneo. I primi timidi accenni si hanno con lo stile Liberty e successivamente con l’Art Decò fino ad arrivare alle ceramiche rotte e riassemblate di Antoni Gaudì. Parco Güell è l’esempio più eclatante di questo radicale cambiamento: la tecnica musiva si distacca da esigenze mimetiche e cerca forme indipendenti, autoreferenziali. La compostezza e la rigida meticolosità con cui si eseguivano i collage di pietre, marmi e smalti (pasta vitrea), lascia spazio a pezzature più grosse, a tagli irregolari che diventano pregio e non più difetto. Caterina Vitellozzi taglia manualmente e alletta le molteplici forme utilizzando il tradizionale “metodo diretto”, tecnica che prevede un’unica fase di lavorazione. Questo particolare procedimento dona una componente di “casualità” in più al lavoro finale che emerge spiccatamente nelle sue composizioni, ricche di preziose increspature e vibratile mobilità. “Il mosaico vive di luce e ombra” asserisce l’artista parlando dell’importanza della superficie scabra delle tessere da lei tagliate, alcuni pezzi infatti sono particolarmente articolati proprio per dare l’opportunità alla luce di trascorrere sopra un letto di contrappunti e assonanze. Il commosso stupore e la profonda ammirazione che lei nutre nei confronti della Natura, presente in opere come “Respirami”, “Rapimento”, “Natural shock”, “Nuovi territori” ed “Exit”, si evidenzia proprio negli indovinati accostamenti di colore, nella delicatezza con cui traccia sentieri di oro abbinati al rosso rubino e al nero ossidiana, nella semplicità del disegno che richiama significati simbolici e ancestrali.

La lussureggiante preziosità delle pietre, dei marmi, degli smalti e degli ori si stempera a contatto con la ruvidità del legno e del bambù, trovando il suo giusto alter ego nell’elegante e sinuosa plasticità dei rami. Dall’interesse antropologico dell’artista per le diverse culture del mondo nasce “Mappa multietnica”, opera che sfocia completamente nella terza dimensione e offre l’opportunità di guardarla da diversi punti di vista proprio come la varietà e complessità del pensiero umano. “Kontakt” è invece un’opera che mostra due versanti, east e west, due parti diverse ma unite, riflessione sulla complementarietà degli eventi, sulla possibile convivenza simbiotica tra elementi differenti. La tecnica del mosaico nasconde al suo interno un impercettibile ingrediente che dona a ogni opera una nota di conturbante bellezza. Questa peculiarità era ben conosciuta dagli antichi bizantini, che con l’austerità e ieraticità delle posture riuscivano a distogliere i credenti da pensieri peccaminosi, così anche l’artista romana agisce ben conscia dell’importanza di una composizione armonica ed equilibrata per valorizzare appieno l’“opera delle Muse”, come veniva chiamata dagli antichi greci e latini. A metà strada tra la pittura e il bassorilievo scultoreo, questa tecnica ha percorso secoli di storia dell’arte, impiegata sempre in modi diversi a seconda delle esigenze espressive e del gusto del tempo: pavimenti, pareti, decorazioni, tarsie, spesso anche solo piccoli riquadri, chicche da intenditori. Approda indenne agli albori del XXI secolo, trovando una rinnovata carica espressiva e freschezza di significati nelle opere di Caterina Vitellozzi, amante della semplicità, dei viaggi, fisici e mentali, e della Natura, incomparabile generatrice di bellezza e vitalità.[/toggle]

Incomparable Nature 
Supreme, magnificent, gentle and sweet for the great poets, but at the same time raped and offended by the same race that celebrated her, Mother Nature has established with mankind a relationship full of conflict and atavistic misunderstanding. As with all relationships between mother and child, it alternates love and hate, happiness and tragedy. The fierce impulse of this contradictory relationship can be found…
[toggle title=”Continued”] in the work of Caterina Vitellozzi, where the language of mosaic, with its legacy of many centuries of history and long tradition, seeks new and contemporary themes that are in touch with today’s world. The environmental catastrophe of the waters of the Gulf of Mexico was only the tip of the iceberg of a series of disasters perpetrated by human beings against the planet which hosts them. Many scholars and scientists define this precarious situation as irreversible. What can we do?
Caterina Vitellozzi’s works do not offer solutions, rather they try to propose a way of retrieving balance, energy and reason. From the oblivion of a miserable and anonymous destiny, the artist retrieves fragments of Nature’s remote existence, nuggets from the past, layers of elements from many different eras, and gives them new life and dignity. Her purpose is to draw attention to the great beauty of Nature which surrounds us and all too often is wasted and spoiled by the negligence and inability of human beings to value what has been freely given to them. This Roman artist collects stones, rocks, branches which she comes across by chance on the seashore, in the fields and anywhere they are abandoned and thrown away. She then inserts them into the mosaic compositions she creates, building around each of them an altar of colours and gleaming brightness. The andamenti (directional layouts of the rows of tesserae) made of multiple tesserae of different dimensions are shaped skilfully and cleverly laid out. They recall glimpses of Nature like grass, lava flows, rivers and mountains and are at the same time abstract fluxes free-flowing up to the perimeters of the works.
Mosaic, starting from the early 20th century and following the artistic avant-garde and changes of those times, began to break with tradition and to transform itself in order to meet contemporary tastes. The first hints of this came with the Art Nouveau style and then with Art Decò, leading up to the broken and reassembled ceramics of Antoni Gaudì. Park Guell in Barcelona is the most extraordinary example of this radical change: the mosaic technique distanced itself from the need to imitate and instead sought independent and self-referential modes of expression. The grace and the rigidly meticulous working of the stone, marble and smalto collages of the past gave way to far larger tesserae and to irregular cuts, no longer seen as defects but rather as new expressions of creative strength.
Caterina Vitellozzi personally cuts by hand and sets the multi-shaped tesserae using the traditional ”direct method”, a technique with only one phase of application. This special method provides an additional factor of ‘randomness’ to the final work that is a key element of her compositions, which abound richly with precious undulations, ripples and vibrating movements. “Mosaic lives by virtue of light and shadow”- affirms the artist when she talks about the importance of the roughly textured surfaces of the hand-cut tesserae. Indeed, some of them are specially cut in order to give light the opportunity to flow freely above a bed of counterpoints and consonances. The sense of wonder and deeply felt admiration which Caterina Vitellozzi feels for Nature which are clearly evident in works such as “Breathe me”, “Rapture”, “Natural shock”, “New Territories” and “Exit”. are highlighted by her felicitous choice of colour combinations, the delicacy with which she traces thin pathways of gold matched with tesserae of ruby red and obsidian black, and the simplicity of her designs which recall symbolic and ancestral meanings.
The luxuriant preciosity of the stones, marble. smalti and gold is tempered by the roughness of wood and bamboo and finds its perfect alter ego in the elegant and wave-like plasticity of the branches. The artist’s passionate anthropological interest in the world’s different cultures clearly inspired “Multiethnic map”, a work which flows completely into the 3rd dimension and offers the opportunity to regard it from a variety of different viewpoints, mirroring the variety and complexity of human thought. “Kontakt” on the other hand is a work showing two sides, east and west, two different but united parts. It is a reflection on the complementary nature of events, on a possible symbiosis of life in common among different elements. The mosaic technique hides within itself a subtle constituent which gives every work a note of perturbing beauty.
The ancient Byzantine artists knew this well. Their austerity and courtliness of gesture were enough to dissuade religious believers from sinful thought. In the same way, Caterina Vitellozzi is well aware of the importance of harmonious and balanced composition to enhance to the full what the ancient Greeks and Latins defined as the “work of the Muses”. Halfway between painting and bas-relief sculpture , this technique has passed through many centuries of art history and has always found different uses according to the varying expressive needs and tastes of the times: floors, walls, decorations, tarsia, sometimes only small panels – pearls of beauty for connoisseurs. Mosaic art has survived intact to the beginning of the XXI century: it now finds a renewed expressive charge and a new freshness of meanings in the works of Caterina Vitellozzi, an artist who loves simplicity, the art of travelling – both physically and mentally – and Nature, the incomparable generator of beauty and vitality.

Mi scaldo

Mi scaldo, accendo, ardo, avvampo…(1) 

di Silvia Agliotti

Mi scaldo… La febbre

Caterina Vitellozzi, energica e vivace artista, parla del suo forte coinvolgimento, quasi una febbre, per descrivere la sua passione per l’arte musiva…
[toggle title=”Continua”] Dall’esordio a Ravenna frequentando il suo primo corso per apprenderne le tecniche, Caterina ha sperimentato il mosaico cercando di romperne gli schemi di regole che risalgono all’arte bizantina – come tagliare e porre le tessere, come creare gli andamenti, ovvero i percorsi che le tessere seguono – considerando il mosaico come veicolo di enormi potenzialità per l’arte contemporanea, non ancora del tutto sviluppate, creazione libera e innovativa. Pregevole, il suo intento. Migliaia di tessere che si possono tra loro combinare in modi differenti, da cui emerge lo stile. Nella nostra contemporaneità, artisti come Mario Sironi, Gino Severini, Achille Funi, Massimo Campigli, hanno concepito ed elaborato considerevoli opere musive, restituendo e dando nuovo valore al mosaico come Arte. La meticolosa ricerca e il tempo passato a toccare la ruvida natura del mosaico, a sceglierne i colori e la loro composizione, a tagliare le tessere manualmente ad una ad una: Caterina me li ha raccontati, e con un entusiasmo che viene da un’ autentica passione per il suo lavoro, che la coinvolge a tal punto da essere per lei vitale ed indispensabile.

Accendo… La luce

Quanto è importante la luce e quanto determinanti le ombre! Nel mosaico la luce è un elemento vivifico: il raggio luminoso che colpisce una tessera e quella vicina e poi l’altra ancora, a seconda del materiale di ognuna, produce un risultato diverso… il bagliore entra e viene assorbito nel marmo, esce e ne viene riflesso nel vetro e nello smalto. “La luce vive nel mosaico – dice Caterina – vive nei materiali che usi e cambia il mosaico ad ogni ora del giorno”… e della notte. La luce ed i suoi lampi. Come nella nostra esistenza il corpo umano cambia giorno per giorno, il nostro umore ora per ora, e colpiti dai raggi del sole che ci fanno vivere, restituiamo luce interiore riflessa al mondo! E’ in gioco la potenzialità di accendere una luce interiore… come artisti in chi guarda l’opera d’arte da noi compiuta e che contiene una parte di noi… come esseri umani in chi ci sta intorno, in chi amiamo. Caterina con i suoi mosaici ci accende… in meditazione davanti alle sue opere, siamo assaliti dal fuoco sacro della fantasia.

Ardo… Il colore, la Natura.

Nei mosaici della nostra artista romana, che da autentica eroina ha riflettuto lungamente davanti ai musivi bagliori delle chiese di Ravenna, di Roma, di Venezia e di molte città della Sicilia, anche noi ci facciamo rapire dal colore. Alla ricerca di quell’armonia cui tanto si tende, che tanto ci prende e che a volte pare così inafferrabile e sfuggente. La combinazione dei colori delle tessere, la scelta dei materiali ed il loro taglio e preparazione, il progetto e la composizione nello spazio sono i diversi elementi che fanno parte di questa raffinata tecnica: la componente pittorica, la scultorea e quella architettonica. Ognuna contribuisce alla creazione del tutto, dell’armonico insieme. Questo considerando che la vera opera d’arte ce l’abbiamo, spontanea e indomita, davanti a noi: è la Natura. La Natura… è incomparabile. E così entrano talvolta nelle opere di Caterina un ramo di un albero, un tronco raccolto naufrago su una spiaggia ed accudito, riportato a vita propria, forza della Natura naturans che diviene Natura naturata dopo la carezza della benevola mano dell’artista. L’albero salvato e restituito a nuova vita nell’arte ha il senso del grande riguardo che Caterina ha e che ciascuno di noi dovrebbe avere, dimostrando di amare la Natura, trattandola bene e rispettandola, auspicandone la salvezza. Save Nature… perché la Natura salva noi.

Avvampo… Inesorabile.

Implodono mondi in queste tessere. Ed esplodono emozioni. Il guizzo sereno di un tempo che fu e il balzo entusiastico nel nostro tempo. Assemblate, incasellate ed incastrate… queste tessere dei mosaici di Caterina possono dare la pace, come la poesia. E quando vediamo che una tessera sfugge all’andamento calmo ed emerge dirompente, svettando in forma diversa e con tutta la sua luce, notiamo il piglio, l’alito, l’ansimare, e la sensazione di ordine lascia il passo al carattere interiore trovando spazio entrambi nel disegno. Poi se ne distoglie, ritorna, rifugge, come musica pantonale. Un’emozione pallidula, vagula, blandula (2) che non trova collocazione nell’ordine del mondo, raggiunge qui il suo giaciglio privilegiato, e permette all’immaginario di spaziare negli infiniti mondi che la nostra mente può liberamente creare. L’opera di Caterina risente così tanto della corporeità, della sostanza di cui è fatta che è un po’ come se, magicamente, ci desse l’opportunità di favorire la materializzazione di questi infiniti mondi che, compulsivi, fiabeschi, comici o tragici, viaggiano dentro al nostro fervido immaginario. Salvifico e profondamente umano desiderio di vagabondare dentro ai più profondi e tortuosi meandri della fantasia, anche quella che come il fuoco brucia, illumina, e ardente… avvampa!
Note

(1) Da “Gli eroici furori” di Giordano Bruno. Il filosofo nolano parla qui dei quattro termini diversi che descrivono gli effetti del fuoco…”Il qual prima scalda, secondo accende, terzo bruggia, quarto infiamma o invampa quel ch’ha scaldato, acceso e bruciato. E cossi son denotate nel furioso il desio, l’attenzione, il studio, l’affezione, le quali in nessun momento sente variare”.
(2) Liberamente tratto da Publius Aelius Traianus Hadrianus, Imperatore: “Animula vagula, blandula, / Hospes comesque corporis, / Quae nunc abibis in loca / Pallidula, rigida, nudula, / Nec, ut soles, dabis iocos…”. “Piccola anima smarrita e soave, / compagna e ospite del corpo, / ora ti appresti a scendere in luoghi / incolori, ardui e spogli, / ove non avrai più gli svaghi consueti…” In “Memorie di Adriano”, di Marguerite Yourcenar.

Warmed, inflamed, burned and enkindled. (1) 
Warmed… Fever

Caterina Vitellozzi, an energetic and dynamic artist, talks about her intense, almost fever-like, involvement, to describe her passion for mosaic art…
[toggle title=”Continued”]From her debut attending her first mosaic course in Ravenna, Caterina experimented with mosaic, trying to break the traditional rules of Byzantine Art – how to cut and set tesserae, how to create the andamento, that is the path of the tesserae – believing that mosaic has enormous potential yet to be explored in contemporary art, and is not fully developed as a free and innovative method of creation. Her intentions are of great value – thousands of tesserae can be combined in countless different ways and from this emerges a style.
In the modern era, artists such as Mario Sironi, Gino Severini, Achille Funi, and Massimo Campigli conceived and created major mosaic works, reinventing and giving new value to mosaic as an art form. The painstaking time and research dedicated to understanding the raw nature of mosaic, to choosing its colours and its compositions, to hand-cutting the tesserae one by one: Caterina has described this to me with an enthusiasm deriving from an authentic passion for her work, a vital and indispensable passion that is a part of her life.

Inflamed … Light

How important is light and how decisive are shadows! Light in mosaic is a life-giving element: the bright ray hitting a tessera and then that beside it and then another and another, producing different results according to the different materials of each… the bright dazzling light enters and is then absorbed by the marble and in turn is reflected in the glass and in the smalto. “Light lives in the mosaic”, says Caterina, “it lives in the materials you use and changes the mosaic at each hour of the day” … and of the night. Light and its blazing flashes.
Light and its blazing flashes. As in our own lives, our bodies change day by day, our moods hour by hour and, struck by life-giving sunshine, we return our interior light to the outside world! The power to activate an interior light is at stake…as artists when we look at the work we have created and that contains a part of us…as human beings when we see it in those around us, in those we love. Caterina sets us alight with her mosaics… meditating in front of her works, we are assailed by the holy fire of imagination.

Burned… Colours, Nature

In the mosaics of this Roman artist who, like a genuine heroine has pondered at length the glowing mosaics of the churches in Ravenna, Rome, Venice and many cities in Sicily, we too are entranced by the colours. It is a search for that harmony that is so longed for – a harmony that can exalt us and which at times appears so ungraspable and so elusive. The combination of the colours of the tesserae, the choice of materials and their cutting and preparation, the design and the composition in space are the different elements of this sophisticated technique combining painting, sculpture and architecture. Each of these contributes to the creation of the vibrant harmonic as a whole. This is because the true work of art is in front of us, spontaneous, and indomitable: it is Nature.
Nature…is incomparable. And so sometimes in Caterina’s works we may come across a branch from a tree, or a section of tree trunk washed up on a beach which is then collected, cared for and brought back to its life, the power of Natura naturans transformed into Natura naturata following the benevolent caress of the artist’s hand. This tree that has been saved and brought back to a new life communicates through art the great respect Caterina feels – and all of us should feel – for Nature; demonstrating that respect by caring for and loving Nature, and wishing for its salvation. Save Nature… so that Nature saves us all.

Enkindled… Inexorable.

In these tesserae worlds implode and emotions explode. The serene dart of time-that-was and the enthusiastic leap forward of our own times. Assembled, sorted, slotted together…these tesserae of Caterina’s mosaics can bring peace, like poetry. And when we notice a tessera escaping from its calm and gentle andamento, emerging disruptively, thrusting towards a different form with all its light, we notice a flair, a breath, a whispering, and the sensation of order gives way to deeper, inner character – both find space in the design. Then it shifts, returns, flees, like pantonal music. A vague and pallid emotion (2), without a place in the order of the world, here finds a privileged home and allows imagination to roam in the infinite worlds freely created by our minds. Caterina’s works are affected so much by matter, by the substance from which they are made, that – almost magically – they give us the opportunity to facilitate the materialization of these infinite worlds – compulsive, fairy-like, comic or tragic – voyaging inside our fervent imagination. A saving and deeply human desire to roam into the deep and winding meanders of the imagination that like fire, burns, lights and – inflaming… enkindles!

Notes
(1) “The heroic frenzies” by Giordano Bruno. The Dominican friar and philosopher talks about the four different terms describing the effects produced by fire…” at first, fire warms, second, it inflames, third, it burns, fourth, it enkindles or sets on fire he who has been warmed, inflamed, and burned. And therefore we see in the frenzied subject desire, intention, zeal, and the affection which he feels at every moment”.

(2) Freely adapted from Publius Aelius Traianus Hadrianus, Emperor: “Little soul, gentle and drifting, / guest and companion of my body / now you will dwell below / in pallid places, stark and bare, / there you will abandon your play of yore…” In “Memoirs of Hadrian”, by Marguerite Yourcenar.